Voto alle regionali, rischio delegittimazione del sistema politico
“È riduttivo limitarsi a una fotografia dei risultati. Anche perché erano abbastanza prevedibili. Per questo il trionfalismo che tende a fare capolino soprattutto a sinistra appare esagerato”. Lo scrive Massimo Franco sul Corriere della Sera: “Il voto di ieri – osserva l’editorialista – non legittima ma rischia di mostrare delegittimato l’intero sistema politico. Quando va a votare meno di un elettore su due, c’è qualcosa che si è rotto nel rapporto tra i partiti e l’opinione pubblica: circa 12 punti in meno rispetto a cinque anni fa. Non basta alzare i toni per mobilitare chi ha scelto di starsene a casa. Anzi, è il contrario. Anche per questo, pensare che la sequela di elezioni regionali archiviata ieri si possa proiettare sulle Politiche del 2027 ha il sapore dell’azzardo. Per le opposizioni, il voto in Campania e in Puglia dice che il trionfo di Giorgia Meloni nel 2022 non è replicabile. Le sinistre e il M5S non faranno più l’errore di presentarsi divisi, ha avvertito la segretaria del Pd, Elly Schlein. E questo garantirà la conquista di alcuni dei collegi uninominali perduti tre anni fa. Eppure, l’ostilità agli aiuti militari all’Ucraina e gli attacchi all’Europa da parte dei Cinque Stelle rappresentano un macigno sul piano internazionale. E, per quanto riguarda i rapporti tra potenziali alleati, non ci si pone il tema dell’effetto che il passaggio dagli insulti all’abbraccio tra Pd e M5S in poche settimane provoca in una parte dell’elettorato; né il fatto che il postgrillismo non è più in grado di dare voce agli scontenti, se non in minima parte. La questione incrocia, di nuovo, quella dell’astensionismo. La tendenza è a liquidarlo come un fenomeno fisiologico, perché sarebbe un dato comune a tutto l’Occidente. Non se ne vuole cogliere l’aspetto patologico, che comporterebbe un ripensamento serio delle leadership e delle strategie. Si preferisce proiettare sulle Politiche future solo i risultati elettorali, in modo più o meno arbitrario; non quelli sull’astensione, perché si tratta di un tema scomodo, imbarazzante. Eppure, la diserzione dalle urne avrà un’incidenza pesante sugli equilibri politici. È la conferma che nulla può essere dato per scontato. Le posizioni di rendita non esistono per nessuno. È così vero che FdI comincia a preoccuparsi degli scricchiolii, e insiste per cambiare la legge elettorale. Ma viene da chiedersi – conclude – se una riforma voluta da Palazzo Chigi invocando una stabilità che in realtà dura da tre anni, incontrastata, sia la soluzione migliore: non solo per superare le contraddizioni interne ai due schieramenti, ma soprattutto per debellare il virus dell’astensionismo”.




