Lo snodo del referendum sulla giustizia
“I primi a sapere che i risultati di queste elezioni erano scontati, e a mostrarne chiara consapevolezza, sono stati, purtroppo, gli elettori, che hanno fatto segnare un nuovo record di assenteismo alle urne”. Marcello Sorgi su La Stampa fa l’analisi post voto regionale e parla di ‘governo che torna contendibile’: “Si era già capito domenica, ma la percentuale finale dell’affluenza è stata al di sotto di qualsiasi aspettativa. E d’altra parte, viene da chiedersi, cosa può spingere gli elettori al voto, se è chiaro che non potrà influire sulla realtà? Come si sa, l’1-2 di ieri completa il pareggio tra le due coalizioni di governo e di opposizione. Scontato anche questo – osserva l’editorialista – dopo che le Marche sono rimaste al centrodestra ed escluso il risultato della settima regione, la piccola Val d’Aosta dove il sistema elettorale è diverso e non consente paragoni con le altre. Ma va detto: il quadro uscito da questa tornata d’autunno è diverso da quello delle politiche di tre anni fa, in cui il centrodestra dominava su un centrosinistra che non era riuscito a mettere insieme tutte le forze utilizzabili allo scopo per mancanza di disponibilità (soprattutto dei 5 stelle). In epoca di scarsa, scarsissima partecipazione al voto, le elezioni si fanno anche per mobilitare il proprio campo e per misurare la convinzione del proprio elettorato. Da questo punto di vista i distacchi, superiori al previsto sia in favore del candidato – ormai governatore – del Veneto Stefani, sia nei confronti dell’ex-presidente della Camera – e adesso alla guida della Campania – Fico rispetto agli avversari, nonché del nuovo presidente della Puglia Decaro, rendono ancora più interessante il calcolo finale dei voti. Perché il centrosinistra, non è un mistero, punta a dimostrare già con questo passaggio (e prima ancora perfino con i dati del fallito referendum sul Jobs Act) di disporre di una massa di consensi superiore a quella su cui può contare il centrodestra. Sono calcoli che valgono fino a un certo punto, per due ragioni. La prima è che la partecipazione, pur bassa o bassissima, varia di appuntamento in appuntamento, secondo la posta in gioco. La seconda è che di qui alle elezioni politiche del 2027, nella primavera del 2026 ci sarà il referendum costituzionale sulla riforma della separazione delle carriere dei magistrati. Chi lo vincerà, metterà una seria ipoteca sul voto dell’anno successivo”.





