Fine della guerra in Ucraina? Speriamo che sia la volta buona ma la speranza non basta
“Che sia la volta buona per la fine della guerra in Ucraina? – è la domanda di Stefano Stefanini su La Stampa-. Ucraini, europei e americani hanno tessuto la tela a Berlino. Tutti d’accordo nel definirli colloqui ‘costruttivi’. Mosca guarda e tace. Senza il pilastro russo non c’è pace che stia in piedi. Vladimir Putin accetterà quanto gli verrà proposto dopo la triangolazione ucraino-euro-americana e un ultimo passaggio da Washington – o da Mar-a-Lago – per l’avallo di Donald Trump? Il nodo fra guerra e pace resta al Cremlino, dove è avviluppato dal 24 febbraio 2022. La faccia torturata di Volodymyr Zelensky (nella foto) fa pensare che a Berlino si sia negoziato sul serio, a costo di sacrifici ucraini. Senza concessioni non si va avanti. Lo suggeriscono l’ottimismo dei leader europei e quel ‘90%’ di accordo evocato dai negoziatori americani, Steve Witkoff e Jared Kushner. Resta uno sfuggente 10%. Per i diplomatici, «nulla è concordato finché tutto è concordato». Il negoziato si è articolato in una trattativa americano-ucraina, consultazioni euro-ucraina e una discussione allargata. Molti i contenziosi aperti dopo quattro anni di guerra, ma la strada fra guerra e pace passa da tre posti di blocco: territori, cessate il fuoco, garanzie internazionali. Sui territori la distanza resta abissale: Mosca ne vuole altri, Kiev non intende cederli. Sul cessate il fuoco, l’Ucraina lo vorrebbe subito lungo la linea del fronte; la Russia vuole prima un accordo complessivo, negoziando mentre la guerra continua. Le garanzie sono invece una conditio sine qua non per Kiev, scottata nel 2014 e nel 2022. Senza Nato, l’ipotesi è una presenza militare dei Paesi garanti sul territorio ucraino. Mosca si oppone. L’impressione è che il 90% sia stato raggiunto quasi solo sulle garanzie: una formula ‘tipo Articolo 5’, con forze europee e copertura Usa. Non è la Nato. Per Zelensky questo potrebbe essere il 10% mancante. Ma territori e cessate il fuoco restano irrisolti. Gli ex ambasciatori Starace e Zazo concordano su progressi e ostacoli. Le garanzie servono al “dopo”, ma il problema è arrivare alla tregua. I territori sono una scogliera senza varchi. Si torna al punto di partenza: al Cremlino. Finora la risposta di Putin è stata un coerente niet. L’ottimismo europeo serve a mettere la palla nel campo russo e a non perdere Trump. Per Washington è una leva su Zelensky. Con Trump mediatore, Putin può dormire tranquillo. Zelensky un po’ meno”.






