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Atreju, la festa nazionale di Fratelli d’Italia dove partecipano tutti o quasi

Claudio Cerasa sul Foglio commenta Atreju, la festa nazionale del partito di Giorgia Meloni: “La festa di Fratelli d’Italia, da questo punto di vista, fotografa un’anomalia felice del nostro paese, che non riguarda solo il partito di Meloni ma un tratto speciale e trasversale della nostra vita politica: la capacità dei partiti di litigare in modo feroce, anche molto feroce, ma di mantenere un filo di dialogo, sia dentro il Parlamento sia fuori dall’Aula, a dimostrazione del fatto che gli estremismi che vi sono in giro per l’Europa, in Italia, per  fortuna non trovano repliche all’altezza di questa parola (dall’inizio della legislatura a oggi il Pd ha votato con la maggioranza in un voto finale 71 volte, il M5s 40 volte, alla faccia della torsione autoritaria). Atreju, in fondo – osserva Cerasa – finora ha fatto discutere più per l’assenza di un leader, Elly Schlein, che per la presenza degli altri leader dell’opposizione, come Giuseppe Conte. E non si tratta solo del desiderio di Meloni di tuffarsi nel mainstream. Ma si tratta anche di un fatto diverso, che ci permette di cogliere un elemento essenziale del carattere italiano: la capacità della politica di saper smussare i propri angoli e di saper trovare, a volte anche in nome della lotta contro l’antipolitica, delle occasioni di confronto e di discussione, provando a stemperare con una mano ciò che l’altra mano aveva invece contribuito a fomentare. Se sostieni che la destra sia fascista e poi ci vai a dialogare significa che in fondo stai dicendo ai tuoi elettori non prendeteci sul serio quando esageriamo con le nostre affermazioni. Se sostieni che il campo largo sia una costola di Hamas e poi inviti i leader del campo largo alla tua festa significa che in fondo stai dicendo ai tuoi elettori non prendeteci sempre sul serio quando esageriamo con le nostre affermazioni. Se sostieni che i magistrati stiano esondando dalle proprie funzioni e poi inviti quei magistrati a dialogare con te significa che non consideri quei magistrati necessariamente dei pazzi criminali (e viceversa). Nel caso specifico poi – conclude – il cortocircuito è particolarmente significativo, se si ragiona attorno alla festa di Atreju, perché in fondo a dare una lezione di pluralismo sono i dirigenti di un partito che ogni giorno vengono accusati da molti talk-show poco pluralisti di essere una minaccia per il pluralismo”.

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