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Le famiglie ridefiniscono il carrello della spesa

La 25esima edizione dell’indagine “Gli Italiani e il risparmio” (realizzata da Ipsos per ACRI) ha evidenziato il peggioramento del clima d’opinione sui temi economici. La soddisfazione per la situazione economica personale fa segnare una brusca flessione (-11% rispetto al 2024) ed evidenza una frattura nel Paese: 53% i soddisfatti a fronte del 47% di insoddisfatti. In flessione anche la quota di coloro che sono riusciti a risparmiare negli ultimi 12 mesi (dal 46% al 41%) con un aumento di 3 punti di chi ha consumato tutto il reddito (37%) e degli individui in saldo negativo, cioè coloro che hanno fatto ricorso al decumulo dei risparmi o hanno chiesto soldi a prestito (20%). In aumento (del 7%) risulta la quota di coloro che dichiarano di non vivere tranquilli se non riescono a mettere da parte qualche risparmio.
 
Tutto ciò ha un impatto sui consumi, dato che le strategie di adattamento al diminuito potere d’acquisto induce le persone a fare delle scelte per far quadrare il bilancio familiare. Non si tratta solo di ridurre le spese per il tempo libero e il divertimento ma di ridefinire il carrello della spesa, razionalizzando i consumi dei prodotti alimentari, di quelli per la casa e per la cura della persona ma anche le spese mediche. In questo contesto si conferma la propensione alla liquidità (64%) rispetto all’investimento (32%, di cui la stragrande maggioranza privilegia gli strumenti finanziari più sicuri) anche per il vissuto del risparmio che è sempre più considerato un elemento di tranquillità e di tutela nel contesto difficile e pieno di incognite future come quello attuale nel quale si paventano spese impreviste o situazioni di difficoltà. Lo scenario che emerge dal rapporto dovrebbe indurre la politica a riflettere sulle conseguenze a cui va incontro, dato che la sfiducia nelle istituzioni e il tasso di astensionismo toccano i punti più elevati tra le persone in difficoltà economica, considerando tra queste non solo le persone che vivono in povertà assoluta (2,2 milioni di famiglie secondo Istat) o sotto la soglia della povertà relativa  (2,8 milioni di famiglie), ma anche coloro che ritengono di avere peggiorato la propria situazione e oggi rappresentano il gruppo sociale più numeroso. Lo scrive Inpiù.

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