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Silvio Baldini, lo sherpa in un mondo di illusionisti

Famiglia, idee innovative, tanto coraggio, grandi valori  e soprattutto zero compromessi. Silvio Baldini, 67 anni, mitico allenatore del calcio italiano, lo si può dipingere esattamente così. Nella sua sanguigna toscanità temprata nella natia Massa e scolpita nel marmo dell’amata Carrara.
Un uomo di campo che si è fatto da solo e che ha lasciato il segno dove è riuscito a portare avanti il suo progetto fatto di tanto lavoro, impegno, sacrificio, organizzazione e gioco di squadra e di empatia comunicativa.
Silvio Baldini che intervistai per la prima volta tanti anni fa quando lui allenava il Palermo e io ero un giovane cronista de “La Gazzetta dello Sport, è stato e continua ad essere quello che è sempre stato: un personaggio affascinante, genuino, schietto e un allenatore controcorrente. Un unicum nel grande circo del pallone dove tutto è legato all’interesse esclusivo del risultato e dove gli interessi economici fagocitano qualsiasi principio.
Baldini, oggi  alla guida della nazionale Under 21 impegnata nella qualificazione all’Europeo 2027, ha sempre anteposto i suoi sani ed inderogabili principi  calcistici e familiari al sistema. E per questo nella sua carriera, contrassegnata da alti e bassi, da promozioni è ripartenze dopo delusioni, non è stato mai ammesso sulle panchine del Grande Calcio. Una carriera in panchina partita dal nulla, dalla sana provincia apuana per approdare in B e poi in A sulle panchine di Empoli, Parma, Catania e Lecce. Successi – come l’Empoli miracolo col delizioso ed innovativo modulo 4-2-3-1 e momenti e gesti incredibili e discussi, come il famoso calcio che diede al collega Mimmo Di Carlo nell’agosto del 2007 al Tardini in Parma-Catania.
Lui non ha mai abiurato al suo credo ed al suoi valori in un mondo dove col pallone rotola l’ipocrisia. “Nel calcio per me ci sono dei ruoli che non sono più rispettati come i rapporti fra società e tecnico – disse -.  Dietro il mio lavoro c’è la mia storia e la mia famiglia e non m’interessano i soldi ed i compromessi. Accetto solo le persone che mi vogliono  bene”.

 A Carrara in C è rimasto per quattro stagioni senza percepire, per sua precisa scelta, lo stipendio. A Pescara dopo l’ultima promozione in B ottenuta ai playoff, è andato via nonostante gli volessero triplicare lo stipendio. È fatto così. Sempre.
Baldini è un uomo libero e capace di sorprendere per la sua sensibilità e umanità. Oggi i suoi reeel sui social trasmettono tutte le sue emozioni e il suo amore per il calcio. Il suo modo diretto di dire le cose lo pone come riferimento per i giovani che aspirano a diventare calciatori e i talenti che allena  nell’Under 21.
“Il calcio per me è l’unico lavoro che io sento perché lo faccio veramente con passione, con amore. È emozione, sentire che il cuore batte forte perché devi scendere in campo e non devi fare brutta figura.  Voglio che i ragazzi capiscano che non fanno un mestiere che è bello solo perché guadagnano molti denari ma perché gli permette di esprimere chi realmente sono.Loro sono degli artisti e gli artisti ragionano  con il cuore, con l’anima. Solo così si superano le difficoltà e si realizza il loro sogno”.
Ecco il modello Baldini che si può utilizzare anche in altri ambiti aziendali ed extracalcistici. Il Silvio educa al calcio, all’organizzazione ed a una mentalità vincente. Lui che un tempo si defini’ uno “sherpa che deve scalare le montagne senza piccozze, funi ed aiuti” ha nelle sue forti e laboriose mani della terra dei cavatori il futuro del calcio azzurro. A patto che resti sempre se stesso e non dimentichi mai il suo ruolo di scomodo grillo parlante in un mondo di facili incantatori ed illusionisti. Perché il calcio, questo calcio malato ha bisogno di uomini come lui per entusiasmare ancora.

Angelo Di Rosa

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