Una causa da un miliardo vinta da Tim contro lo Stato costretto alla restituzione
Euroborsa scrive che “La parola “fine” su uno dei contenziosi legali più longevi e onerosi della storia d’Italia è stata scritta oggi dalla Corte di Cassazione. Con una sentenza che chiude una disputa durata oltre due decenni, la Suprema Corte ha confermato il diritto di TIM alla restituzione del canone concessorio versato allo Stato nel 1998. Per le casse pubbliche si tratta di un esborso pesantissimo: poco più di un miliardo di euro, frutto della somma originaria (528,7 milioni) a cui si sono sommati, in ventisei anni, interessi e rivalutazione monetaria”.
Il verdetto rigetta definitivamente il ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, blindando la decisione della Corte d’Appello di Roma dello scorso aprile. La vicenda rappresenta non solo un successo legale per il gruppo telefonico, ma un precedente fondamentale sul recepimento delle direttive comunitarie in materia di liberalizzazione dei mercati.
La genesi dello scontro risale all’alba della liberalizzazione del settore TLC. Nel 1998, nonostante il passaggio al libero mercato fosse già avviato, la Legge Finanziaria stabilì l’obbligo per gli operatori di versare un contributo calcolato sul fatturato, di fatto una proroga del vecchio canone di concessione giudicato inapplicabile dalle norme UE. A Telecom Italia furono chiesti 385,9 milioni di euro, a cui si aggiunsero i 142,8 milioni della divisione mobile (TIM), per un prelievo totale che la società contestò immediatamente.





