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Zone montane, la riforma Calderoli penalizza la metà degli attuali comuni toscani

“La riforma Calderoli sulle zone montane punta a una drastica riduzione dei territori oggi riconosciuti come tali, con la perdita di questa classificazione per circa la metà degli attuali comuni toscani. Uno scenario da scongiurare, perché non tiene conto delle differenze morfologiche, territoriali e socio-economiche che caratterizzano le aree montane del nostro Paese e va nella direzione opposta rispetto alle politiche di sostegno e valorizzazione della montagna, a partire dalla legge sulla Toscana diffusa. Siamo di fronte a una proposta rigida e inadeguata, sulla quale Anci Toscana e Upi hanno già manifestato forte preoccupazione. Come Gruppo consiliare del Pd, insieme alle altre forze politiche della maggioranza, abbiamo presentato una mozione con cui chiediamo alla Giunta regionale di attivarsi in tutte le sedi istituzionali competenti per sostenere l’urgenza di rivedere questa misura, che penalizza in modo particolare i comuni appenninici e molti territori toscani”. È quanto dichiarano Simone Bezzini (nella foto), capogruppo Pd in Consiglio Regionale, e Bernard Dika, consigliere regionale e sottosegretario alla Presidenza della Regione Toscana illustrando la mozione In merito al DPCM sui criteri per la classificazione dei comuni montani di cui alla legge 12 settembre 2025 , n. 131 (Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane).

“È infatti necessario adottare criteri di classificazione più realistici, basati su indici ponderati e non su parametri “secchi”, capaci di restituire la complessità e la varietà delle situazioni territoriali. A questi devono affiancarsi parametri socio-economici, accanto a quelli puramente geografici – proseguono Bezzini Dika – È inoltre indispensabile introdurre meccanismi correttivi per evitare discontinuità territoriali anomale, valorizzando le aggregazioni già esistenti, come le unioni di comuni. Allo stesso modo va riconosciuto il valore dei servizi ecosistemici offerti dai territori montani, superando una visione della montagna come area marginale e valorizzandone invece il ruolo strategico per l’intera collettività nazionale. Chiediamo anche un incremento del Fondo per la Montagna e un impegno a monitorare l’attuazione dell’articolo 2 della riforma (legge 131/2025), per evitare classificazioni ulteriormente penalizzanti per i comuni toscani. Sollecitiamo infine un impegno dei ministri competenti affinché le normative sui servizi essenziali, sanità e scuola in primo luogo, siano applicate con maggiore flessibilità, superando vincoli territoriali che oggi impediscono la piena fruizione di diritti fondamentali”.

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