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Le pretese territoriali sono indicatori della volontà di potenza

“Joseph Nye, uno dei più influenti studiosi delle relazioni internazionali e collaboratore del presidente Clinton, riteneva che l’ordine mondiale si sarebbe evoluto in modo incrementale, dando sempre più spazio al ‘soft power’. La realtà – scrive Sabino Cassese sul Corriere della Sera – sta andando rapidamente in direzione diversa. Per capire quale ordine mondiale si prepara è importante soppesare le dimensioni dei diversi protagonisti, le loro strategie e la durata delle loro politiche. Fino a ieri, grandi e piccoli Stati, potenti e deboli nazioni, erano sullo stesso piano nelle molte organizzazioni internazionali. Ora le grandi potenze hanno riconquistato il proscenio. Ma i protagonisti sono giganti disuguali. Basta misurare il loro peso comparato in termini di territorio, popolazione e prodotto interno lordo. La Russia, con un’estensione di 17 milioni di chilometri quadrati, ha un territorio quasi doppio di quello degli Stati Uniti e di quello cinese, mentre l’Unione europea ha la metà di quello dei due ultimi Paesi. La Cina, con un miliardo e 400 milioni di abitanti, è di gran lunga il protagonista più popoloso perché l’Europa ha un terzo, gli Stati Uniti un quarto e la Russia un decimo della popolazione cinese. Se, poi, si passa al prodotto interno lordo, le cose cambiano ancora una volta. Gli Stati Uniti d’America, con i loro circa 29 mila miliardi di dollari, primeggiano; Unione europea e Cina hanno un prodotto interno lordo che rappresenta circa il 65 per cento di quello americano, mentre la Russia ha poco più dell’otto per cento di quello degli Stati Uniti. Dunque, i quattro grandi protagonisti dell’ordine mondiale sono tra di loro molto diseguali. Quanto alle strategie, l’elemento che accomuna tre dei grandi protagonisti sono le pretese territoriali verso nazioni vicine: la Russia verso l’Ucraina e molti altri Paesi contermini, la Cina verso Taiwan, gli Stati Uniti verso la Groenlandia e il Canada. Queste pretese territoriali sono poi paradossali: il Donbass, che la Russia vorrebbe annettersi, rappresenta soltanto lo 0,31 dell’enorme territorio della Russia. Dunque, le pretese territoriali non sono rilevanti in sé, ma come indicatori di una volontà di potenza”.

Le pretese territoriali sono indicatori della volontà di potenza

Il giro del mondo in poche righe

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